ORA DI PUNTA
Ho un amico iraniano degli anni universitari, da sempre esule, che vive a Berlino dalla caduta del muro. Scrive e fa il giornalista per radio e tv, commentando le tristi vicende del suo paese dove non è più tornato: dai tempi dello Scià e poi di Komeini e degli Ajatollah che si sono susseguiti, con dittature sempre illiberali e crudeli. Ma il mio amico Ramin continua a lottare da Berlino con la scrittura e la parola, sicuro che un giorno potrà ritornare nel suo Iran libero.
Mi sono ricordato della sua storia perché a Viterbo, a conclusione del Festival di musica barocca, c’è stato il concerto di un pianista straordinario, Ramin Bahrami, costretto ad abbandonare l’Iran con la famiglia all’età di 11 anni, dopo la morte del padre incarcerato e assassinato dal regime di Teheran.
I due Ramin hanno storie diverse e mestieri differenti, accumunati però dalla stessa nostalgia per la propria patria e dal desiderio di tornare un giorno nell’Iran libero. Sicuramente però almeno per una sera le stupende note dei concerti Branderburghesi di Bach sono volate dal cielo di Viterbo a quello di Berlino, dalla chiesa di san Francesco sino alla porta di Brandemburgo.
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