ORA DI PUNTA
Credevamo di averle viste tutte, ma quando c’è di mezzo uno come Berlusconi non puoi mai dire mai. E’ sempre stato un maestro di menzogne e pagliacciate ma, sinceramente, non lo pensavamo capace di tanto. Ci ha portato in giro per giorni e giorni, ha sparato a palle incatenate contro Letta e Napolitano, contro il loro indigeribile e indifendibile “governo delle tasse”; ha annunciato il voto di sfiducia anche quando Angelino Alfano e i ministri del Pdl lo invitavano a ripensarci e minacciavano la scissione; è arrivato stamattina al Senato confermando a destra e a manca che avrebbe mandato il governo all’aria; e alla fine, al momento della dichiarazione di voto, ha spiazzato tutti (tranne, a onor del vero, Casini che fino all’ultimo poco ci credeva) ha rivoltato la frittata, dicendo sì a Letta.
Ora, da un uomo di tal fatta non acquisteremmo non solo un’auto usata, ma neppure una spilla da bàlia: ci sarebbe di certo la fregatura e prima o poi ce ne pentiremmo. Ecco, a maggior ragione Enrico Letta deve andarci con i piedi di piombo. Il suo governo aveva i numeri per continuare il proprio lavoro, grazie ai ministri e ai parlamentari di buon senso che erano pronti a formare un nuovo gruppo per consentire la sopravvivenza all’esecutivo. Ebbene, a questo punto, quel gruppo deve comunque formarsi, a garanzia di ogni eventuale (e probabile) ripensamento del Caimano e dei suoi scudieri. Altrimenti – e sarebbe la cosa peggiore – la politica darebbe l’impressione a tutti gli italiani di essere stati protagonisti di una puntata di “scherzi a parte”. Un’altra mazzata alla credibilità di una già traballante classe dirigente.
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